Corriere delle Alpi -

Il Nord Est punta sull’Olimpiade 2026 «Non basta l’evento, serve la strategia»

«Noi non abbiamo le Dolomiti e non abbiamo Venezia». Inizia così, con una battuta, Davide Cassani, presidente dell’Apt (azienda di promozione turistica dell’Emilia Romagna) ed ex ciclista professionista, a raccontare ieri a Belluno, all’incontro moderato dalla giornalista Roberta Paolini allo Sport Business Forum, la sua esperienza alla guida del comparto turistico regionale, che ha puntato molto sui grandi eventi sportivi. «E noi non abbiamo i Gran Premi di Misano e Imola» replica Mauro Viti, a capo della direzione turistica del Veneto. Battute a parte, subito dopo il saluto di Elisa Calcamuggi, responsabile marketing e comunicazione Dmo Dolomiti Bellunesi, è iniziato il dibattito. Cassani è convinto che «la differenza la fanno le persone». Il Veneto punta sulle Olimpiadi Milano Cortina 2026. «A distanza di 70 anni Cortina ancora gode degli effetti dei giochi olimpici del 1956 – sottolinea Viti – se siamo bravi, la scia di questo appuntamento garantirà un successo di lunga durata».
Lo sport è passione e le persone si muovono per assecondarla. È importante quindi creare le occasioni, soprattutto in quei periodi dell’anno in cui i turisti non verrebbero. «In Emilia Romagna abbiamo concentrato gli eventi sportivi tra aprile e giugno, e settembre – spiega Cassani – allungando la stagione, ottenendo così 400mila presenze grazie alla MotoGp e all’Ironman, in quest’ultimo caso attirando soprattutto gli stranieri». La carta vincente sta nel non considerare un evento come un momento circoscritto. «L’evento è un catalizzatore, ma per generare economia deve esserci una visione strategica. Già quando si programma bisogna chiedersi cosa ne sarà il giorno dopo» sostiene Stefania Demetz, head of planning and organization di Fondazione Milano Cortina. Legare la promozione del proprio territorio a un “marchio” sportivo di grande impatto significa poter abbinare il proprio nome a quello, per esempio, del Tour de France, come ha fatto l’Emilia Romagna, portandolo per la prima volta in Italia. Questo abbinamento ha fruttato in termini di immagine, ben prima della tappa con arrivo a Bologna, senza contare la visibilità garantita dalla copertura televisiva, che permette a chi è a casa di ammirare le bellezze di un territorio. Lo stesso effetto che si spera possa generarsi per il Veneto grazie alle Olimpiadi.
Ma lo sport non è soltanto grandi eventi. «Le associazioni sportive riconosciute dal Coni hanno milioni di praticanti – spiega Pietro Federico Delaini, amministratore delegato Bella Italia – abbiamo tutto, bisogna capire che lo sport va seguito dall’inizio alla fine. In questo senso è fondamentale la collaborazione tra istituzioni e privati. Dobbiamo organizzare eventi anche in periodi fuori stagione, chiedendo la sinergia di altri imprenditori turistici».
La semplice visione non basta. Per garantire un effetto economico a coda lunga è necessario essere organizzati. In questo diventa fondamentale il ruolo delle Dmo (Destination management organization), come spiega Patrick Romano, direttore generale Dmo Bologna. «Non siamo quelli che fanno i siti e la comunicazione, ci muoviamo a 360 gradi. È bello sfruttare un grande evento, ma bisogna capire che ci confrontiamo con realtà internazionali, dove i grandi organizzatori hanno bisogno di riferimenti unici per ogni singolo aspetto. Inoltre è importante avere un dialogo con le comunità interessate dai grandi eventi, in modo che abbiano un’impressione di organizzazione e possano comprendere e accettare anche quei disagi che inevitabilmente subentrano, come i problemi di traffico e viabilità». —
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